Torna la parità tra euro e dollaro, dopo 20 anni. L’ultima volta che l’euro ha superato il dollaro è stato verso la fine del 2002. Negli anni seguenti si è verificata poi un’inversione di rotta, in particolare tra il 2014 e il 2017. Verso la metà del 2022 si è invertita di nuovo la tendenza, euro e dollaro hanno raggiunto praticamente la parità. Questo evento è stato previsto da diversi analisti, perché determinato da numerosi fattori che negli ultimi mesi hanno trovato una congiuntura perfetta. In particolare, crisi energetica, guerra e problemi della catena di approvvigionamento e politiche monetarie mirate hanno portato a un significativo apprezzamento del dollaro. Negli ultimi tempi, infatti, la FED ha innalzato i tassi d’interesse del dollaro a 1,75%, con l’intento di attrarre capitali stranieri. Il biglietto verde ha raggiunto i suoi massimi di 24 anni anche rispetto allo yen giapponese . Lo US dollar index è tornato al livello più alto dall’ottobre 2002. In tempi come questi il dollaro si è confermato bene rifugio per eccellenza.
Allo stesso tempo, l’euro ha visto un leggero deprezzamento, non particolarmente significativo rispetto ad altre monete, ma tuttavia sufficiente per andare in pari con il dollaro rafforzato. Ad incidere su questo, in particolare, sono i timori legati all’interruzione della fornitura di energia dell’Unione Europea da parte della Federazione Russa.
In questo contesto, l’apprezzamento del dollaro mette in difficoltà l’Eurozona. Si teme, infatti, una recessione ormai alle porte, si guarda con preoccupazione alla crisi energetica e ai tassi in rialzo della BCE. Per gli europei la parità tra euro e dollaro presenta numero svantaggi, ma lo scenario non è tutto nero. Ci sono dei vantaggi per precisi settori dell’economia europea, come per esempio il turismo e per quanto concerne le esportazioni.
Parità euro-dollaro: gli svantaggi per gli europei
L’apprezzamento del dollaro favorisce il nostro export e questo per molti versi potrebbe essere un vantaggio. Tuttavia, al momento non ci sarebbe il bisogno di aumentare ulteriormente le esportazioni europee. Il Vecchio Continente rappresenta già il blocco economico con il livello di esportazioni nette più elevate al mondo, con un surplus commerciale molto forte. L’economia europea, infatti, è stata trainata da quella tedesca, che negli ultimi anni si è distinta per un surplus commerciale praticamente ininterrotto dal 1991.
Incrementare l’export in questo momento comporterebbe maggiori squilibri a livello globale. In un contesto come questo si prevede anche l’aumento di un’inflazione che al momento si aggira già intorno all’8%. Con il deprezzamento dell’euro importare costerà di più, quindi diventerà più esoso comprare beni d’importazione come le risorse energetiche e quelle alimentari. L’euro debole contribuisce quindi all’aumento vertiginoso dei prezzi delle materie prime energetiche, traducendosi in bollette più salate per gli europei.
Parità euro-dollaro: i vantaggi per gli europei
Sebbene la situazione risulti critica sotto numerosi punti di vista, la parità tra euro e dollaro porterà anche vantaggi non indifferenti per diversi settori, in primis per il comparto del turismo. Il dollaro forte porterà gli americani a viaggiare e a spendere di più. Anche il lusso e l’alta moda vedranno una crescita importante, dal momento che chi compra in dollari americani sarà disposto a spendere ancora più volentieri in questo senso.
Coldiretti ha registrato anche miglioramenti nella vendita dei prodotti agroalimentari italiani. Nel 2022 le esportazioni italiane hanno segnato un +19%. Un terzo del valore realizzato viene da paesi oltre i confini dell’Unione Europea.
Si teme che i rallentamenti delle forniture e della logistica globali stiano indebolendo le capacità di esportazione delle imprese europee, ma dal punto di vista commerciale la parità euro-dollaro offre senza dubbio delle buone opportunità a chi esporta.
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Foto di Petr Kratochvil per publicdomainpictures.net