Norme di comportamento
Stringete la mano ai vostri conoscenti e amici, ma non date baci sulla guancia. Dite ‘Níhǎo’ quando incontrate qualcuno e ‘Zàijiàn’ per congedarvi.
Gestualità
Non gesticolate troppo e in generale non ricorrete eccessivamente al linguaggio del corpo.
Chiedere aiuto
Per chiedere informazioni iniziate con ‘Qǐng wèn…’ (‘Posso chiedere…’); per scusarvi dite ‘Duìbuqǐ’.
Mangiare e bere:
Aiutate gli altri commensali a riempirsi il piatto o la scodella; dal canto suo, chi vi ha invitato continuerà a servirvi mano a mano che mangiate; se non volete altro cibo, lasciatene un po’ nel piatto: nel galateo cinese un piatto vuoto chiede di essere riempito;
brindate alla salute del padrone di casa e dei convitati usando l’espressione ‘Gān bēi!’;
a inizio pasto, aspettate d’aver brindato prima di bere;
se fumate, offrite una sigaretta anche agli altri;
offritevi sempre di pagare da bere al bar, anche se probabilmente chi è con voi protesterà e insisterà per pagare: lasciatelo fare, se siete ospiti;
non puntate mai le bacchette verso una persona e non conficcatele verticalmente in una ciotola di riso: ricordano i bastoncini di incenso accesi per commemorare i defunti, e per questo sono considerati presagio di morte.
Ospitalità
Toglietevi le scarpe quando entrate in una casa privata, o per lo meno offritevi di farlo.
Regali
Non regalate orologi: sono infatti considerati di cattivo auspicio, perché si tratta di oggetti associati allo scorrere del tempo e alla morte; inoltre nella Cina del Sud l’espressione ‘regalare un orologio’ si pronuncia nello stesso modo di ‘seppellire un parente’.
Religione
Vestitevi in modo rispettoso per visitare i templi buddhisti (soprattutto in Tibet) e taoisti, così come per entrare nelle chiese e nelle moschee;
ricordate che le questioni religiose, come in molti altri paesi, sono considerate un argomento di conversazione piuttosto delicato: cercate di evitarlo.
Ridere e sorridere
A differenza di altri popoli asiatici, come i giapponesi e i coreani, i cinesi non hanno l’abitudine di coprirsi la bocca quando ridono, se non in situazioni in cui la risata è dovuta all’imbarazzo. Tuttavia, anche l’atto del ridere ha una sua etichetta, soprattutto in contesti ufficiali: la risata dev’essere sempre controllata, mai scomposta, non deve deformare i tratti del viso in modo volgare.
A un incontro di lavoro, se durante la fase delle presentazioni notate una serietà quasi ostentata da parte dell’interlocutore, non interpretatela come segnale di scarsa disponibilità: i cinesi non sempre sorridono quando sono presentati, semplicemente perché non si usa.
Ricordate che i sorrisi non sono necessariamente sinonimo di felicità. I cinesi talvolta sorridono anche quando sono imbarazzati o preoccupati, o quando eludono una domanda per evitare di pronunciare un rifiuto secco.
Saluti e conversazioni di base
Quando si fa una domanda, è cortese cominciare la frase con l’espressione qǐngwèn – letteralmente, “posso fare una domanda?”. Ecco alcune espressioni utili:
Ciao. 你好。 Nǐhǎo.
Arrivederci. 再见。 Zàijiàn.
Sì. 是。/ Shì.
No. 不是。 Bùshì.
Per favore. 请… Qǐng…
Grazie. 谢谢你。 Xièxie nǐ.
Mi scusi. 劳驾。 Láojià.
Mi dispiace. 对不起。 Duìbùqǐ.
Non c’è di che. 不客气。 Bù kèqi.
Come sta? 你好吗? Nǐhǎo ma?
Bene. E lei? 好。你呢? Hǎo. Nǐ ne?
Come si chiama? 你叫什么名字? Nǐ jiào shénme míngzi?
Mi chiamo … 我叫…… Wŏ jiào …
Parla inglese? 你会说英文吗? Nǐ huì shuō yīngwén ma?
Non capisco. 我不明白。 Wǒ bù míngbái.
Mantenere la calma
Siete in Cina per affari o cercate solo di ottenere qualche yuan di sconto su un ritratto di Mao? In entrambi i casi, tenete a mente alcuni piccoli accorgimenti che vi aiuteranno a far procedere le trattative senza intoppi.
Nella cultura cinese è molto importante il concetto di ‘salvare la faccia’. Essenzialmente si tratta di evitare di fare la figura degli stupidi o di dover cedere davanti agli altri, idea che può essere compresa dai viaggiatori di tutto il mondo. Gli accordi che offrono vantaggi a entrambe le parti sono preferibili allo scontro diretto. Inoltre, il desiderio di salvare la faccia può indurre le persone a nascondere verità scomode.
Gli uomini e le donne cinesi di solito sono molto contenuti nei movimenti delle mani e nelle espressioni del viso. Ai loro occhi il vistoso gesticolare di alcuni occidentali può apparire poco dignitoso e perfino ridicolo.
Il linguaggio del corpo
In Cina fate attenzione a non mandare inavvertitamente segnali sbagliati con il linguaggio del corpo. Quando ci si dà la mano, la stretta forte è interpretata come un segno di aggressività o di tensione, mentre la stretta di mano cinese è molto morbida.
Anche guardare fisso negli occhi la persona cui si sta parlando è ritenuto sgradevole, perché di norma in Cina non si fa. Quando qualcuno vi rivolge la parola, però, è perfettamente accettabile guardarlo.
Non stupitevi se vedete che la gente si tocca il naso, come per grattarsi: in Cina il naso (e non il cuore) è il centro simbolico del sé.
Non baciate le persone in segno di saluto: non è ritenuto socialmente accettabile ed è un comportamento normalmente finalizzato a intimorire o a eccitare una persona.
Lăowài: essere stranieri in Cina
Viaggiando fuori dai grandi centri urbani potreste essere un po’ infastidi dal fatto di essere continuamente apostrofati con l’esclamazione lăowài (老外) o, in alternativa, ‘Hello lăowài hello!’. Il primo ideogramma significa ‘vecchio’, che per i cinesi è un termine che indica rispetto, mentre il secondo significa letteralmente ‘esterno’. L’espressione non è esattamente gentile, ma non è neanche una vera e propria offesa. È comunque senz’altro meglio di altri epiteti usati in passato, come ‘demonio straniero’ o ‘spia americana’.
Se rispondete con un saluto, sappiate che tutti gli astanti esploderanno in una risata.
Incontri per strada
La Cina è ormai meta di turismo internazionale e gli stranieri, per lo meno nelle grandi città, non suscitano più clamore come in passato, quando era normale essere fermati per strada dalla gente del posto, curiosa di entrare in contatto con un autentico lăowài e di farsi fotografare in sua compagnia a ricordo dell’insolita esperienza. Non sorprendetevi, però, se tuttora, passeggiando per strada, richiamerete l’attenzione dei passanti, non solo nei villaggi sperduti della Cina rurale ma anche nelle più moderne metropoli: gli occidentali sono pur sempre una rarità.
Purtroppo non sempre questi approcci sono dettati da sincera curiosità. Eleganti ragazze affollano East Nanjing Rd e il Bund a Shànghǎi e Wangfujing Dajie a Pechino, chiedendo a uomini soli di farsi scattare una foto sui loro cellulari, per poi trascinarli in costosi caffè o sale da tè, dove i malcapitati si ritrovano a saldare un conto salatissimo. Per tutelarvi da sorprese spiacevoli, non accettate inviti troppo pressanti oppure scegliete voi il locale in cui andare.
Presentazioni
In Cina esistono molti appellativi e modi per rivolgersi alle persone, retaggio del lungo passato feudale del paese. Gli stranieri che visitano la Cina possono cavarsela usando i tre vocaboli sotto indicati.
Signore 先生 xiānsheng
Signora 小姐/女士 xiǎojiě/nǚshì
Signorina 小姐 xiǎojiě
L’ultimo termine, xiǎojiě, sta diventando la parola generica per indicare le donne il cui stato coniugale non sia specificato. Tenete presente che può anche significare ‘prostituta’, ma soltanto se usato in contesti di argomento sessuale. In Cina, il modo più amichevole per rivolgersi alle persone è trasformarle in membri della propria famiglia (lo stesso termine xiǎojiě letteralmente significa ‘sorellina’). Una donna di età più avanzata rispetto alla propria può essere chiamata āyí 阿姨 (zia). Quando non si conosce l’età di una persona, è buona educazione presupporre che sia più vecchia invece che più giovane.
A Pechino, per gli uomini e per le donne vengono usati rispettivamente i termini gēmenr 哥们儿 (fratello) e jiěmenr 姐们儿 (sorella), fatto che rispecchia la modernità della cultura giovanile. Altrove si utilizzano invece le parole dàgē 大哥 (fratello maggiore) e jiějiě 姐姐 (sorella maggiore). Passando a espressioni meno amichevoli, un insulto diffuso è chiamare un proprio coetaneo sūnzǐ 孙子 (nipote), corrispondente a due generazioni in meno rispetto alla propria.
Argomenti di conversazione
Se volete avviare una conversazione in Cina, non cercate di essere brillanti a tutti i costi evitando di chiedere o affermare cose ovvie: il galateo cinese sembra richiedere quasi il contrario. Se un amico esce dal ristorante con la faccia tutta imbrattata della tipica salsa rossa con cui viene servito il maiale, potete comunque chiedergli chī fàn le ma 吃饭了吗?(‘Hai mangiato?’). Se non vi viene in mente nessuna domanda banale, cercate di fare un’affermazione banale. Quando ricevete un ospite a casa, per esempio, accoglietelo con un gaio nĭ lái luo! 你来啰! (‘Sei arrivato!’).
Non prendetevela troppo se molte persone vi chiedono quanti anni avete accumulato nel vostro viaggio attraverso la vita. Non intendono offendervi, ma sono semplicemente curiosi di sapere che età avete. In Cina gli anziani godono di grande rispetto. Essere chiamato ‘vecchio’ (dàye 大爷, lett.: nonno) o ‘vecchia’ (dàmā 大妈, lett.: zia) è un complimento, un tributo alla maturità e alla saggezza della persona.
Un’altra immancabile domanda su cui il concetto di privacy italiano collima poco con quello cinese è: ‘Quanto guadagni?’. Non di rado i vostri interlocutori potrebbero informarsi sul vostro quadro finanziario generale, anche se vi hanno appena conosciuti: questa curiosità nasce probabilmente dall’espansione del liberismo e del libero mercato del lavoro in Cina, fenomeno nuovo e stimolante.
Per quel che riguarda le questioni sociali, politiche e ambientali, ricordate che certi argomenti sono troppo delicati per essere discussi con gli estranei. Inoltre, la vostra condizione di stranieri ricchi potrebbe creare dei malintesi riguardo alle domande che ponete. Le critiche non richieste relative alla vita sociale e politica in Cina difficilmente vi aiuteranno a stringere amicizie.
Ecco un paio di espressioni utili per riuscire a porre rimedio a eventuali situazioni imbarazzanti e per evitare incomprensioni: se vi sembra che il vostro interlocutore tema di avervi offesi, potete tranquillizzarlo con un lungo e lento méishìr 没事 (‘non c’è problema’). Se invece siete voi a temere di aver offeso qualcuno, usate la stessa frase in forma interrogativa méishìr ma 没事吗? (‘Non c’è problema, vero?’). Quando invece avete il dubbio che le persone con cui parlate abbiano voluto offendervi di proposito, potete chiedere yǒu shìr ma 有事吗? (‘Qualche problema?’).
La donna in Cina
Il presidente Mao una volta definì le donne ‘l’altra metà del cielo’ – un’affermazione che oggi suona premonitoria, dopo che nel giugno 2012 la Cina ha inviato nello spazio la prima donna astronauta. In Cina sulla carta vige l’assoluta parità di diritti fra i sessi, ma di fatto, come accade d’altronde in molti altri stati che garantiscono in linea teorica pari opportunità, la realtà è differente. Per esempio le donne sono scarsamente rappresentate a livello politico; il Partito comunista cinese è un organismo in larga parte patriarcale (e antiquato), che fin dagli albori ha riservato le cariche più influenti e simboliche agli uomini.
Attualmente le donne godono di molte più libertà rispetto a un tempo, e dal 1949 la loro condizione è andata costantemente migliorando, ma sul posto di lavoro sono ancora radicati molti pregiudizi.
Il miglioramento dello status delle donne ha comportato un innalzamento dell’età media del matrimonio: oggi ci si sposa verso i trent’anni, preferendo dare priorità allo studio e alla ricerca di opportunità di lavoro. Tale tendenza è stata accentuata dal rapido aumento dei prezzi degli immobili che induce a posticipare il matrimonio (e la maternità). Una volta raggiunto un buon livello di istruzione e un salario soddisfacente, le donne nutrono aspettative maggiori nei confronti dei futuri mariti (dall’altro canto molti uomini mostrano remore a corteggiare ragazze con tanto di dottorato per paura di non essere all’altezza).
È pur vero che il matrimonio in sé rappresenta ancora oggi un valore che difficilmente è messo in discussione, anche per via delle forti pressioni che la società esercita sulle donne: superati i 27 anni, le nubili sono considerate a tutti gli effetti ‘zitelle’. Significativa al riguardo è la serie di telefilm di 25 episodi trasmessa in televisione nel 2010 dal titolo Dànǚ dāng jià, che potrebbe essere tradotto in italiano come ‘le donne vecchie dovrebbero sposarsi’ (il titolo cinese gioca sottilmente su un’espressione che può voler dire sia ‘donna anziana’ sia ‘figlia maggiore’). La protagonista è una donna ‘vecchia’ di 33 anni che, dopo le nozze della sorella più giovane, tenta una trafila di appuntamenti al buio fallimentari (tra i quali quello con uno spacciatore) e, infine, segue il caldo incoraggiamento della famiglia a smettere di essere schizzinosa e trovarsi un uomo che forse non è il suo ideale ma è un buon marito. Il rovescio della medaglia è l’incredibile successo ottenuto dal libro Do not marry before age 30 della scrittrice Joy Chen, che è diventata una vera icona ‘single’ nel paese (per saperne di più potete consultare il sito http://en.joychenyu.com/joy-chen), ma l’evidenza è che, al di là dell’età in cui ci si sposa, il matrimonio è ancora una scelta quasi obbligata per la maggior parte delle cinesi (in compenso il divorzio è una pratica sempre più frequente e socialmente accettabile). Nelle città più grandi il sesso e la convivenza prematrimoniali sono costumi ormai piuttosto diffusi, assai meno stigmatizzati di un tempo.
Il divario fra aree urbane e rurali ha tuttavia forti ripercussioni anche sul piano sociale: le donne che vivono in città sono ottimiste e libere, mentre nelle campagne, dove le tradizioni sono più radicate, devono combattere per vedere riconosciuti i loro diritti. Nella Cina rurale, soprattutto nelle zone più remote, è ancora forte la preferenza per i figli maschi e si riscontra un preoccupante squilibrio nel rapporto maschi/femmine, sbilanciato a favore dei primi, conseguenza di pratiche quali l’aborto selettivo, il feticidio femminile e l’incuria delle bambine che può sfociare in casi di vero infanticidio. In tutto il paese, inoltre, il numero dei suicidi è maggiore fra le donne (in controtendenza rispetto al resto del mondo) e nelle campagne il tasso è addirittura cinque volte superiore a quello degli uomini. Considerato il fatto che la maggioranza della popolazione cinese vive nelle zone rurali, il problema assume proporzioni spaventose.
Anche la legge talvolta sembra colpire più duramente le donne: non è raro vedere prostitute ammanettate esposte nelle piazze pubbliche come esempio di immoralità. Poche cinesi fumano in pubblico, ma lo fanno in privato, segno dell’esistenza di un tabù.
Incontri e relazioni di coppia
Da tempo ormai la Cina è un terreno d’incontro fra uomini stranieri in viaggio d’affari e donne cinesi, e le coppie miste sono sempre più numerose: la novità degli ultimi anni è la percentuale crescente di coppie formate da donne occidentali e uomini asiatici. Non sarà difficile entrare in relazione con la gente del posto se parlate un po’ di cinese o di inglese; vi suggeriamo di seguito qualche frase utile per rompere il ghiaccio, corteggiare e fare proposte più o meno esplicite nel caso conosciate una persona che vi piace (per agevolare l’uso di questo breve frasario, indichiamo i caratteri cinesi e una trascrizione adattata alla pronuncia italiana).